Era primavera. Una primavera interrotta. Interrotta come un brivido. Come un respiro. Come un sorriso prima di un pianto. Come un pianto in attesa di un sorriso. Come la rabbia che si schiude nel perdono. E il dubbio nella comprensione. Senza divenire mai certezza. Come una parola che diventa carne. E la carne che si rinnega le parole. Una primavera che non crebbe e si immolò. Non fu mai estate. E il grano non maturò. E le spighe non lo graffiarono mai il cielo. E la promessa non divenne mai rorida rosa. Senza rimorsi e senza rimpianti. Per aver aver vissuto asciutto. Ed esatto. Era primavera e le calle non smisero di fiorire. E la lavanda macchiava la notte. E la fine insieguiva l'inizio, senza incontrarlo mai. C'è solo un istante in cui amore e odio si sovrappongono.
Nell'addio. Dove tutto è compiuto. E' un giro completo. E le ciglia non si mescolano più come parole e come baci. Ci hai mai pensato? Finchè si è vivi il sangue non smette mai di attraversarci. Ed è proprio quello il segreto della vita. Il lasciarsi attraversare il più possibile. Nel gioco della resistenza. Vince solo chi vive. E' bellissimo pensare che nella voglia di ricominciare ci siano infinite vite. Mi lego al mare e gli lego cuore e polsi ed ogni eccesso. Dove si annida il seme di tutti gli equilibri. Ed attendo.
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