domenica 30 ottobre 2011

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Qualcuno l'ha già detto. Qualcuno l'ha già terribilmente ed occasionalmente pensato. E c'è chi l'ha provato. E' capitato. E' sempre già successo. Si è già adagiato su qualche vita e si è infilata su qualche mente. Forse fino a scorrere dentro un sangue a caso. Dentro un fiume di vita sconosciuto. Un rivolo del destino o della possibilità. Adesso io vorrei dire, e vorrei dire tutto. Nessuna confessione. Quando io dico astraggo e mi astraggo. Mi scindo dal respiro e mi osservo. E prendo a calci quello che capita, tutto quello che capita. Anche il cuore. E vorrei dire, anche se ne ho poca voglia, ma un disperato bisogno. Una corda che si allenta e si riavvolge. Vorrei lasciarmi precipitare furiosamente nelle parole. Come in una cascata. Sentirne l'urto e lo scroscio. E poi lasciarmi galleggiare nella loro corrente. Senza annegare mai. In un movimento chiamato forse comprensione, o solo circostanza. Casualità o solo causalità. Vorrei farmi frase e parola, come una carne scritta, e descrivere questa sensazione che riaffiora e poi scompare. E l'attimo dopo riuscirei forse anche a spiegarla. Tutto ha una spiegazione. Tutto è spiegabile.
Anche se la logica è una e sola, non è il solo modo di intendere.
E si dipana come una matassa slentata e prende infinite forme.
Diventa istanti, prima di raccogliere sensi e pulsioni, in una cesta.

Come fragole morenti, in quella cesta.
Nella cesta della vita.
Ma c'è quella nuvola densa e morbida che si addensa. E c'è e deve esserci intorno al cuore. Un pò per farlo tempesta e pioggia e grandine e tuono, in attesa del sereno. La morte di un delirio in attesa di quello successivo, perchè la serenità è una pausa. Quasi una tana. Ed un pò per proteggerlo, come una tenda o come una seconda pelle. Mi piace pensare di poter avere, che possa capitare, di avere le nuvole sulla pelle, sulle labbra, sulle ciglia, nelle orecchie. E' come essere un pò fatti di nuvole. Di una sostanza che ci rende quasi impercettibilmente diversi, quasi una tenerezza misteriosa e nello stesso tempo vera, forse una confidenza quasi spiccia con il cielo.
Perchè poi ho scoperto che quando le fragole muoiono non sanno sanguinare.
Hai mai infilato le mani nelle nuvole?
Io lo faccio ogni volta che mi slento.
E mi ritrovo in una strana sospensione.
In un'oscillazione che non ha tempo e ne ha troppo.
La fine e l'inizio come bordi di una stessa stoffa.
E l'ago che li penetra senza smettere di lasciare dei vuoti.
Da cui fuoriesce ancora un filo di speranza.
E' così che mi è capitato di ritrovarmi le nuvole nelle vene.
Una strana attitudine a sognare concreto ed a vivere astratto.
Ti ho lasciato un acronimo in un prato, e vi ho piegato petali, corolle e spine.
Vorrei che tu mi ricordassi così.
Si ama senza una ragione, perchè accade.
E questo è un segreto di nuvola.
E quella nuvola è l'intimità.
Il legame più prezioso tra due creature.
Qualunque forma abbia.

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